Recentemente ho ricevuto per posta la solita busta che ogni bimestre mi recapita a casa i buoni sconto di uno dei supermercati dove abitualmente faccio la spesa e in cui, dopo un certo numero di punti accumulati, si ricevono diversi livelli di sconto.
Osservando bene il contenuto della lettera acclusa (stranamente, perché di solito vado abbastanza di fretta su queste cose) ho notato un particolare nuovo, che forse mi era sfuggito in passato, o che forse è stato aggiunto di recente.
Sulla base dei propri acquisti, e ovviamente grazie alle info veicolate tramite la tessera fedeltà, è possibile quantificare la percentuale di spesa “sostenibile” rispetto al valore complessivo nel periodo considerato.
Naturalmente è lo stesso supermercato a definire “l’acquisto sostenibile” sulla base di propri parametri, che comprendono ad esempio i prodotti biologici, quelli da mercato equo solidale, pesca responsabile, ecc.
La mia percentuale di spesa sostenibile nel bimestre preso in esame è stata di circa l’8,5% contro una media nazionale svizzera stimata del 19,5%.
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Confesso di esserci rimasta un po’ male, anche se non so quanto la statistica sia effettivamente attendibile, visto che faccio normalmente acquisti anche altrove e dunque può essere che le caratteristiche della mia spesa media non siano completamente rappresentate in modo corretto.
Mediamente sto abbastanza attenta alla qualità dei prodotti che acquisto, pur senza estremismi, ma c’è anche da considerare che, guarda caso, i prodotti “verdi” sono anche quelli che inevitabilmente hanno prezzi più elevati e che facilmente fanno davvero lievitare lo scontrino finale, già tipicamente non “leggero” da queste parti!